Elezioni – Chi non ha capito e chi non sente
Domenica 27 prima di andare al seggio sono andata a comprare il giornale dal mio edicolante di Prato. Si è presentato come candidato per il Comune, lista Ds. Lo ho visto indaffarato a distribuire giornali, a informarsi su chi fossero i presidenti di seggio della scuola di zona, fremendo perché arrivasse in fretta l’ora di chiusura dell’edicola per poter vedere come andavano le cose. Ma il lavoro viene prima di tutto: la rivendita non può chiudere causa elezioni.
Questa constatazione mi ha portato all’ultimo momento a modificare le mie preferenze elettorali e a dargli il mio voto, per la prima volta non scontato.
Martedì assieme ai risultati leggo le prime conclusioni cui sono giunti i nostri politici di “sinistra”: leggo che sono gli elettori a “non aver capito l’azione del governo”. Marta Vincenzi insiste sul fatto che “non siamo riusciti a farci capire”. Repetto accusa il governo di aver presentato l’idea del Partito Democratico in concomitanza con le amministrative causando un calo di voti, il segretario Ds Tullo sostiene che “la bella botta va letta bene” (Repubblica, mercoledì 30 maggio), che c’è un “problema nazionale”, un “problema nord” ma non dice nulla di un eventuale problema Genova.
Sul Secolo XIX dello stesso giorno parlando del ballottaggio per la Provincia dice che “siamo bravini noi Ds con il marketing”, incentivando la sensazione di rappresentare un potenziale cliente e non un elettore.
Il risultato delle amministrative non si deve ripercuotere sulla politica nazionale: il candidato perdente Enrico Musso dice che “Il governo non deve dimettersi”, Burlando definisce la sinistra di governo come “dei pazzi”, mentre Marta Vincenzi stigmatizza: “ci hanno rovinato”. Venerdì si leggono i primi resoconti del toto-assessori del dopoelezioni. Poche righe sono state dedicate ai tre municipi persi.
Da queste affermazioni si potrebbe dedurre che la responsabilità del tracollo della sinistra e della vittoria risicata a Genova è responsabilità o di noi elettori che “non abbiamo capito”, o del Governo che non ha fatto abbastanza o ha fatto cose sbagliate. Terzium non datur.
Leggendo le cronache politiche dei giornali sembra quasi di aver sbagliato quotidiano, di assistere ai resoconti di una città che non è quella che si vede quotidianamente. Le difficoltà dei nostri quartieri contro “i loro” gettoni di presenza, gli accordi politici, la spartizione degli assessorati e dei privilegi. “Non siamo stati capiti”. Ma da chi? Chi è che sta contribuendo ad allontanare queste due popolazioni che convivono nella stessa Genova?
Per fortuna c’è il mio edicolante, in strada, in un quartiere popolare.
(Maria Cecilia Averame)