Maldipancia – Lo faccio anch’io se lo fai tu
Venerdì 1° giugno la stampa ha dato notizia della presentazione del piano elaborato da Linda Lanzillotta, ministro degli affari regionali, col collega G. Santagata, ministro per l’attuazione del programma, su incarico del governo in preparazione di un ddl governativo da varare entro metà giugno. Il piano, che prevede la riduzione di 283 consiglieri regionali, di alcune province e del 25% dei consiglieri comunali, è stato presentato in una conferenza ai rappresentanti degli enti locali ma ha trovato la strada sbarrata. I presidenti delle regioni Emilia e Liguria (Errani e Burlando) hanno fatto notare, con osservazioni ironiche e sferzanti (Burlando), che se di riduzioni si doveva discutere allora bisognava anche mettere in causa Camera e Senato. Più costruttivi i comuni e, tra i sindaci, Veltroni che ha dichiarato che i comuni possono prendere le loro decisioni anche da soli e che “nessuno deve dire lo faccio io se lo fai anche tu”.
L’iniziativa del governo è stata accolta con insofferenza anche da una larga parte della maggioranza parlamentare. Il vice capogruppo dell’Ulivo alla Camera ha detto che “quando si asseconda la pancia dell’elettorato si finisce col facilitare involontariamente derive di destra”. E che era meglio se il governo, invece di “assecondare l’istinto della piazza”, lasciava a deputati e senatori il compito di discutere se e dove operare i tagli.
Sull’opportunità di cominciare a ridurre i numeri partendo dall’alto – e quindi in certo senso d’accordo con i rappresentati delle regioni – ma non per questo abbandonando la questione alla buona volontà delle camere aveva scritto M. Riva su Repubblica del 23 maggio 2007. Tagliare auto blu, vitalizi, età di pensionamento dei parlamentari è utile solo se resta chiaro che così facendo si affronta la questione dalla coda e non dalla testa. Perché ridimensionare la domanda di servizi del ceto politico è poco rispetto alla necessità di tagliare la radice di alimentazione della stessa domanda. “Radice che consiste nell’elevato numero di componenti del ceto politico a cominciare dai 630 deputati e 315 senatori e per finire agli oltre 150 mila amministratori comunali”. Numeri che non hanno uguale in alcun sistema politico democratico. E che potrebbero essere ridotti senza mettere in discussione il valore della rappresentanza.
Riducendo la rappresentanza a 400 deputati e 200 senatori -con tutto ciò che questa riduzione comporta- i vantaggi per l’Erario sarebbero impensabili – ha scritto Riva – tali da dar vita a un “tesorone” d’un valore che farebbe scomparire l’attuale ambitissimo tesoretto. Invece di perder tempo a tagliuzzare “a valle” con mille provvedimenti, un solo intervento potrebbe realizzare una drastica riduzione di spesa.
La classe politica accetterà di essere ridimensionata? Molti ha scritto ancora Riva su Repubblica (1° giugno 2007) aspettano solo che l’ondata di malcontento prima o poi passi. Ma si tratta di una attesa non giustificata. Come per altri casi (immigrazione, pensioni ecc.) non si tratta di “maldipancia” o di odiosa “antipolitica” ma di questioni serie e inderogabili. Lasciarle cavalcare alla destra le trasformerà rapidamente in pericolose mine vaganti.
(Manlio Calegari)