Il ballo del mattone e quello del cemento
Repubblica del 26 aprile scorso (“Box, palazzi & Co. Scacco al verde. Genova e Liguria: in un dossier la mappa delle vergogne ambientali”) pubblica ampi stralci della relazione annuale che il Sovrintendente per i beni architettonici e per il paesaggio ha inviato al ministro Rutelli. Una relazione dove “ce n’è per tutti” a iniziare da Genova e a seguire per una serie di comuni. Parole severe: aggressione al territorio, espansione edilizia che innesca una perversa involuzione territoriale ecc. Insomma cemento e ancora cemento; cioè soldi, molti. E dove corrono i soldi, molti, corrono complicità di ogni tipo. La politica? Beh quella c’entra sempre: il pallino di queste cose ce l’hanno in mano le amministrazioni comunali.
La pubblicazione dell’articolo ha irritato il Sovrintendente che ha annunciato un’indagine sulla “fuga di notizie” relativa ad una documentazione che doveva rimanere riservata tra la Sovrintendenza e il ministro. Perché i cittadini che contribuiscono a mantenere in vita le Sovrintendenze non dovrebbero essere informati su ciò che pensa il dirigente preposto? Non si sa.
Eppure il dibattito che è seguito alla parziale pubblicazione del contenuto del documento è stato istruttivo e ha sicuramente contribuito ad aumentare le conoscenze dei cittadini sulla materia in questione. Oltre a rendersi conto della qualità dei suoi rappresentanti politici. Basti osservare che nessun amministratore dei comuni indicati come a rischio di interventi criticabili ha sentito la necessità o solo l’opportunità di dire la sua. Nella probabile convinzione che di cemento meno si parla meglio è.
Ha parlato invece l’assessore regionale all’ambiente pronunciando parole forti (Repubblica 28 aprile 2007). “Contro il cemento tolleranza zero… Il territorio ligure è fragile e ha già subito aggressioni così forti negli anni ’60 ’70 da non poter tollerare altro cemento”. Purtroppo, constata l’assessore, “esistono pressioni e interessi molto forti che vanno in senso contrario…”. Parole sante: perché non cominciare ad entrare nei particolari?
Come ad esempio fa il Secolo XIX del 5 maggio (“Santilario in Procura”) dove si racconta di essiccatoi e fienili diroccati che da 60 metri quadrati si trasformano in ville grandi tre volte tanto o di costruzioni comparse dal nulla che da canniccio e lamiera diventano robusto cemento. O ancora di viali d’accesso a case private ricavati dove per secoli sono passate le creuze. La Procura di Genova, si legge, indaga. Nel mirino ci sarebbero almeno dieci ville e villette costruite negli ultimi anni, costruzioni di ingenti dimensioni che non comparirebbero sulle fotografie aeree scattate dalla Regione dieci anni fa. Abusive, si direbbe, dal momento che l’intera collina è protetta da vincolo paesistico. Eppure sui progetti approvati c’è il timbro del Comune.
Altro caso lo ha segnalato il Corriere Mercantile del 9 maggio 2007 “Viale Quartara costruzioni nel mirino. Cemento e denunce”. Qui a muoversi sono stati i cittadini con ricorsi al Tar, esposti ai carabinieri e alla Procura della Repubblica, lettere a Comune e Provincia, proteste e indignazione. Nel mirino ci sono due palazzine residenziali in costruzione in viale Quartara, che cancelleranno un’area verde un tempo parte della grande “oasi” del parco di Villa Quartara.
Per dire che i cittadini la loro parte la fanno. E la politica? Quella che proclama tolleranza zero?
Sono due piccoli esempi utili per rispondere all’assessore all’ambiente. I cittadini fanno la lor parte, ci sono.
(Manlio Calegari)