Master – Teoria dell’immagine nelle tv locali
C’è un’alternativa costruttiva alla rabbia? Esiste una formula che possa aprire la strada a una positiva visione del futuro, per la nostra generazione? Ipertrofia delle aspettative: fin da bambini ci hanno ripetuto, “studia e farai strada, applicati ora e poi vedrai che in futuro ti servirà”, ma non è accaduto. A quanti sarà capitato di essere cortesemente respinti ad un colloquio per via dell’eccessiva qualificazione? Per non parlare poi delle consulenze per redigere il curriculum: “questo titolo lo togliamo… e anche quest’altro, non vorrai mica spaventare il tuo possibile datore di lavoro?”. E allora, con una pudica foglia di fico su specializzazioni e master, ci esponiamo al mercato del lavoro con la cruda e risibile nudità della nostra inspendibilità professionale.
Fin qua cosa risaputa. Quello che si può non aver inteso è come anche l’università, che avrebbe il compito di formare ed avviare al futuro le nuove generazioni di intellettuali, a volte si pieghi ad alimentare questo corto circuito di iperspecializzazione ed inoccupazione. Un esempio: vedo in facoltà le locandine dell’ennesimo master, in “Teoria dell’immagine e produzione televisiva”, proposto dalla Facoltà di Scienze della Formazione e appoggiato a due emittenti televisive locali, Telecittà e Primocanale. Si legge su, sub vocem sbocchi occupazionali: “L’incontro tra la cultura universitaria e l’esperienza acquisita sul campo creerà figure professionali con nuove capacità, sempre più necessarie in un mercato altamente concorrenziale, dove l’introduzione di nuove tecnologie rende necessaria un’adeguata e specifica competenza” (http://www.disspe.unige.it/Teoria.htm).
Eppure entrambe le emittenti hanno deciso, quest’estate, di sfoltire l’organico, non rinnovando contratti o cessando collaborazioni. Il dubbio che tra gli scopi del master ci sia quello di offrire tirocinanti gratuiti o quasi per sopperire ad una carenza di personale così generatasi è maligno ma insidioso e non mi lascia dormire, perché penso a chi sborserà a fatica 1.690,62 euro inseguendo il miraggio di un’occupazione e si troverà magari a pagare per lavorare gratis con la prospettiva di essere silurato appena raggiunta la maturità professionale. La disillusione, in certi casi, avvelena. Voglio conservare la speranza che questi siano deliri infondati a sfondo persecutorio di un precario.
(Daphne)