Racconti-verità – Quando una persona diventa invisibile

Mi riferisco ad una lettera pubblicata recentemente sul Secolo XIX di una signora cinquantaduenne che espone il suo caso “irrisolvibile” di disoccupata cronica a causa della sua età.
Io ho qualche anno in meno di questa disarmata signora ma sono disillusa tanto quanto lei, forse ancora di più considerato che ho 45 anni (dovrei essere più ottimista) e non ho un lavoro stabile dal 1999 anno in cui, dopo quindici anni di esperienza lavorativa in una multinazionale pubblicitaria a Milano, in seguito alla crisi aziendale ed alla conseguente riduzione del personale, sono stata costretta a ritornare a Genova e sto percorrendo faticosamente e sempre più demoralizzata anch’io la mia via crucis per trovare lavoro. A parte qualche sporadico Co.Co.Co. (Collaborazione Coordinata Continuativa) nel pubblico impiego e qualche collaborazione occasionale, da un po’ di tempo la mia ricerca si è definitivamente arenata, non vedo una via d’uscita, non vedo un orizzonte.


Invidio la signora che è ancora così attiva e si sente di poter dare ancora molto al mondo del lavoro, avendo ancora energie ed entusiasmo da vendere (magari alle tante spente trentenni che ti snervano da dietro le scrivanie delle agenzie interinali) perché invece io, benché più giovane, di energia ne ho ben poca, sono amareggiata, triste, spesso depressa.
Anch’io come la signora ho un buon diploma, una valida e sostanziale esperienza pregressa, parlo perfettamente due lingue straniere, conoscenze informatiche, disponibilità da vendere e tante altre belle qualità professionali che però credo non interessino a nessuno e probabilmente proprio a causa della mia età “avanzata”.
Questione ancor più frustrante e scottante non è neppure il fatto di venire sempre scartate con questa motivazione, ma è la dilagante maleducazione delle cosiddette persone responsabili e competenti che operano all’interno di quelle aziende che pubblicano annunci economici offrendo seri posti di lavoro, a cui così spesso io ho scritto, ma dalle quali non ho mai ricevuto un cenno di riscontro, nemmeno tramite la solita risposta standard “inseriremo la sua candidatura all’interno del nostro data-base qualora si presentasse la necessità di una figura come la sua”.
A questo punto mi domando: perchè spendere ancora in carta, francobolli, email, se la sottoscritta non è mai presa in considerazione? Chiariamolo una volta per tutte: per questa società io non esisto più, io sono invisibile, una inutile vecchia invisibile.
Al contrario della signora, possiedo ancora un’auto che non ho alcuna intenzione di rottamare perché anche se ha 10 anni ed è considerata già vecchia, funziona ancora molto bene e consuma poco. Spero un giorno di poterla “svendere” sempre che a qualcuno interessi però, è vecchia.
Chi, come me, non ha alle spalle un marito che lavora, ma ha alla porta un padrone di casa che si aspetta l’affitto ogni mese, cosa può fare dopo aver dato fondo ai miseri risparmi raccattati in anni di lavoro? La mia risposta è farsi un’assicurazione previdenziale privata, come sto facendo da un po’ di tempo pur avendo entrate minime molto saltuarie. Poi quando i soldi saranno definitivamente terminati, mi affiderò alla divina provvidenza o a qualche centro di accoglienza a disposizione di noi povere vecchiette senza fissa dimora, disoccupate croniche, però ex invisibili.
Chissà come sarà l’Italia in quel prossimo non così lontano futuro?
(Elena Giusti)
N.B.: le frasi in corsivo sono state estrapolate dalla lettera originale