Cartoline – Quant’è difficile la rimozione

Quando sono stato a Berlino, mi hanno ospitato all’East Side Hotel, un albergo che considerano storico. Nessuno sfarzo, anzi, spartano. L’essenziale, come dovrebbe essere. E con giusta attenzione agli sprechi: sciacquone a due pulsanti (funzionanti, non, come spesso accade da noi, per bellu vedde), rubinetto del lavandino a sospensione del getto quando gli togli le mani da sotto (di norma una lavata di denti secondo i suggerimenti dell’odontoiatra consuma quindici litri d’acqua), lampadine a basso consumo. E’ situato (lo dice il nome, anche se nella lingua dell’altro impero) al limite di quella che era una volta la zona est. Ci sono ancora un paio di chilometri di muro, conservati a memoria, e colorati dai writers, quando non da frasi dure di denuncia o da terribili ricordi di violenze subite.


La “storicità” è raffigurata da alcune fotografie “d’epoca”, una delle quali è assunta a logo dell’albergo: ritrae il bacio in bocca di Breznev e Honecker. Per i meno vecchi si ricorda che Breznev fu l’ultimo capo assoluto dell’URSS (sarebbe un’offesa per Gorbaciov considerarlo tale) e Honecker l’ultimo capo assoluto della Germania Est, caduto insieme al muro. Il bacio in bocca, si diceva, faceva parte della cultura russa, ma l’esibizione del potere lo rendeva ancora più fastidioso e insopportabile. Bleah, proprio nessun rimpianto!
Eppure, per un vecchio che quelle speranze tradite le ha vissute, bacio in bocca a parte, resta difficile non provare un senso di fastidio per lo spettacolo un po’ triste mimato davanti alla Porta di Brandeburgo, che fu per tanti anni il simbolo del regime tedesco dell’est. C’è sempre molta animazione, frotte di turisti che non si perdono l’appuntamento rituale. Ci sono le carrozze d’epoca, con i bellissimi cavalli neri e il cocchiere con la mantellina e in testa una mezza tuba a tesa corta. C’è l’organetto con la grata di legno chiaro intagliata, il suonatore con la bombetta e il gilè a quadretti sotto la giacca e con il braccio irrobustito dal continuo girare la manovella. E insieme al vecchio, il nuovo, si fa per dire. Le finte statue. Bianchi, metallizzati, o colorati, dalla testa ai piedi veste compresa. Immobili. E davanti la ciotola per le offerte.
Fra quelle finte statue una mi ha dato fastidio, sì, lo riconosco, forse perché era quella più fotografata. Con la Porta sullo sfondo, un mimo con la divisa della Stasi, la famigerata polizia, e in mano l’asta di una bandiera, rossa, con la falce e il martello. Insopportabile.
(Giuliano Giuliani)