1° Maggio in Tv – I tempi della cronaca e quelli della storia

A quella cronaca quotidiana che cerca, giorno dopo giorno, di portare il suo mattone alla costruzione di una versione possibilmente veritiera delle più oscure vicende nostrane, viene spesso rimproverata una sorta di impazienza, di volersi sostituire alla storia, cui solo spetta col tempo, decantati i fatti e sbollite le passioni, dire una parola certa, definitiva. Resta da capire però che cosa succede quando il percorso si inverte e sono gli storici, sulla base di dati documentali, a scoperchiare segreti dell’antistato, rimasti per decenni sepolti, inaccessibili. In questo caso come mai l’informazione stenta a recepirli, quasi preferisse lasciarli chiusi nei libri, dove, com’è noto, pochi vanno a leggere?


La domanda e il dubbio nascono da come il Tg Uno, rete principe del servizio pubblico, ha trattato la ricorrenza del primo maggio in Sicilia, data che nella storia dei misteri d’Italia coincide col sessantesimo dell’eccidio di Portella della Ginestra (12 morti e decine di feriti), “madre” di tutte le stragi che insanguinarono il Paese. Finora il tragico agguato alla folla festante era stato attribuito a una rappresaglia della banda Giuliano, per la vittoria delle sinistre nelle elezioni regionali; ma gli studi dello storico siciliano Giuseppe Casarrubea hanno svelato retroscena sconvolgenti: quale la complicità o la presenza diretta nell’imboscata dei marò della Decima Mas di Junio Valerio Borghese, il principe nero messo in salvo dai servizi segreti alleati per essere impiegato in “missioni anticomuniste” al Sud.
Sulla scottante materia è uscito di recente un libro (Tango Connection di Casarrubea e Mario Cereghino, Bompiani editore) che fa parlare (scaduti ormai i termini della segretezza) i documenti trovati negli archivi dell’Oss statunitense, del MI 15 inglese e del Sis italiano: salta fuori che Salvatore Giuliano operava in stretta collaborazione coi fascisti e che l’obiettivo del massacro di Portella era quello di provocare moti di piazza del popolo di sinistra cui reagire con un colpo di stato militare: il chiodo del golpe portato avanti da Borghese per anni.
Di tutto questo però non c’era minima traccia nel Tg Uno delle 13,30 dedicato alla strage di Portella (solo il Tg Tre ha fatto cenno la sera ai complici della mafia). Un passo avanti, comunque, rispetto ai tempi in cui il cardinale Ruffini, arcivescovo di Palermo, proclamava che “la mafia non esiste, è un’invenzione dei comunisti”, e i media gli facevano ossequiosa eco.
(Camillo Arcuri)