Quale Liguria/2 – Il partito del cemento mai così trasversale

Certo di tutto si può discutere però questa sembra proprio la Liguria che piace a Berneschi: seconde case per le regioni del Nord, porti turistici e autostrade. La stessa Liguria di Scajola che infatti ha messo a capo della Camera di Commercio della sua Imperia tale Beatrice Cozzi, “giovane imprenditrice”, rampantissima e impegnata nei porticcioli di Ventimiglia, Bordighera e altri luoghi miliardari. C’era la sua apologia su Liguria Business Journal di dicembre 2005.


Quello che più di tutto irrita è che quando si passa dalle considerazioni generali sul business colossale dei “porticcioli” ai casi locali, è più quel che si deve indovinare di quanto viene offerto da leggere. Ci sono banche, immobiliari, consorzi, società di ogni tipo che si stanno divorando risorse comuni ma se ne sa qualcosa (comunque poco) solo a cose fatte. Chi sono? Cosa stanno facendo? Chi sono i proprietari delle aree che in un anno varranno il 15% in più? Che legami hanno con i politici? Quali atti amministrativi richiedono? Specialmente: che trasparenza c’è su sta roba?
Era il 2004 – ancora Berlusconi-Biasotti – al Salone Nautico (quotidiani 11 ottobre 2004) Burlando, che si candidava a fare il presidente della regione, aveva detto qualcosa come “valorizziamo le coste o sarà il tracollo”. Ora a parte il dubbio che per difenderci dalla catastrofe siano necessarie le colate di cemento, era il seguito della frase a preoccupare di più. “La Liguria è già dal 1997 la prima regione italiana come posti barca con il 21% del mercato italiano e presto se ne aggiungeranno altri a quelli già operativi…”. E poi ancora che bisognava “fare un sistema” per far nascere “una rete di porti che possa valorizzare questa grande risorsa del paese.
Divenuto presidente della regione Burlando non ha cambiato idea. Nel convegno organizzato dal Sole 24 Ore, durante il Salone Nautico 2005, lui stesso aveva assicurato che la sua amministrazione avrebbe riservato “grande attenzione” ai porti turistici. Ricordando (Secolo XIX, 12 ottobre 2005) che quando era ministro dei trasporti, nel 1998, aveva varato la procedura semplificata per la costruzione di porticcioli. Aveva anche detto: “La nostra regione dispone di oltre 14mila posti-barca distribuiti in una cinquantina di località. Nel breve periodo se ne aggiungeranno 5.300, nel medio altri 4.700”. Quanto a noi (cioè lui), aveva aggiunto, faremo la nostra parte e sapremo scegliere i nostri interlocutori.
Ma quale sarà mai la “nostra parte”? E chi sono “i nostri interlocutori”? La prossima estate riusciremo a fare qualche bagno in mare o sarà come l’anno scorso e quello prima dove tra epatiti, eczemi, fogne e pesci morti siamo rimasti a secco? Insomma. Facciamo parte o no dei “nostri interlocutori”?
(Manlio Calegari)