Morire sul lavoro/2 – Sempre meno ispettori addetti ai controlli

Il lavoro portuale è uno di quelli con più alto rischio infortunistico. Si svolge per lo più all’aperto in condizioni climatiche e meteorologiche variabili, in situazioni sempre diverse e soggette a continui cambiamenti. La deregolamentazione del lavoro portuale l’ha reso ancor più difficilmente codificabile. “Oggi non sappiamo chi entra ed esce in porto e il lavoro nero dilaga” (Gian Paolo Patta, sottosegretario del ministero della Salute, incontro del 16 aprile in prefettura).


Secondo Luciano Gallino, “la sicurezza fisica trova una componente essenziale nella conoscenza, da parte di tutti coloro che si ritrovano in quell’ambiente, del modo in cui si muovono le persone e le cose”. Invece “la moltiplicazione dei contratti di lavoro di breve durata…e degli appalti e delle commesse ad aziende terze” ha avuto come risultato “che in un medesimo luogo di produzione si incontrano lavoratori e macchine che per quanto siano esperti i primi, ed efficienti le seconde, non si conoscono tra loro” (Repubblica, 14 aprile 2007).
In queste circostanze, paradossalmente, i compiti inderogabili di sorveglianza che diventano sempre più ardui vengono affidati a sempre meno persone.
All’audizione della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro il prefetto Giuseppe Romano segnalò i “gravi deficit di personale” di tutti gli uffici competenti per la sicurezza sul lavoro, a cominciare da quello che ne ha per legge la maggiore responsabilità, l’Asl. In tale occasione è stato fatto presente che il nucleo operativo porto dell’Asl, che si occupa di prevenzione e sicurezza, composto da 9 persone, doveva intervenire in un’azienda come il porto che “consta di 3.000 lavoratori più o meno fissi, che lavorano tutti i giorni nelle banchine, e di tutto l’indotto: complessivamente … circa 10.000 persone, che, nell’arco dell’anno, entrano nel porto di Genova” (intervento di Rosaria Carcassi, dirigente dell’ASL/3 di Genova all’audizione Commissione parlamentare, cit.).
Secondo Luciano Gallino, il disegno di legge circa la sicurezza sul lavoro appena approvato dal governo ha un “impianto prevalentemente sanzionatorio”, certamente indispensabile, ma tocca solo “per metà le parti più note del problema”. Occorrerebbe assumere “subito un congruo numero di nuovi ispettori, da mille in su”. Cosa non prevista dal disegno di legge che, come Gallino annota con una certa amarezza, all’articolo sette precisa che “dall’attuazione della presente legge non derivano nuovi oneri e maggiori spese a carico della finanza pubblica”.
Un’altra riforma a costo zero.
(Oscar Itzcovich)