Ritorno al passato – L’ascia di Bagnasco e l’ex camillino

Basta distrarsi un momento e ti trovi irrimediabilmente spiazzato, col flusso dell’informazione globale, continua, online, sul videofonino, ma anche semplicemente sui giornali. Apri la pagina di cronaca e trovi la foto di Peppino Orlando: il ricordo corre immediatamente ad anni lontani, al tempo dei “camillini”, i cattolici del dissenso che si riunivano nella chiesa di San Camillo, appunto, insieme alla comunità di Oregina, per quel movimento di base che, sull’esempio dell’Isolotto di Firenze, contestava sotto forma di preghiera la gerarchia ecclesiale, che qui a Genova aveva il suo ferreo principe nel cardinal Siri.


E’ vero, sono passati tanti, troppi anni, ma è anche vero che dopo papa Giovanni, Montini e il prossimo beato Paolo II, con Benedetto XVI sembra tornato attuale quel passato remoto: e non solo per la Messa in latino, ma soprattutto per le crociate, gli anatemi, le pesanti ingerenze nella vita politica dello Stato italiano, con l’ordine ai parlamentari cattolici di votare contro i Dico (altrove, come in Francia, dove i fedeli non sono di meno, la Chiesa si guarderebbe bene dall’interferire, ben sapendo il tipo di risposte che riceverebbe). In sede locale, tanto per rinverdire vecchi allori (da Siri a Ruini), c’è l’arcivescovo Bagnasco, neopresidente della Cei, che non esita ad accomunare, nella sua condanna, i Dico con l’incesto e la pedofilia. L’ascia da lui impugnata è a doppio taglio: così mentre richiama la macchia dei preti pedofili americani, provoca una scritta di protesta con lo spry sul portone della cattedrale, ragion per cui ora il prelato viaggia scortato dalla polizia, come i suoi colleghi sudamericani minacciati dagli squadroni della morte.
In questo quadro decisamente retrò, ecco la ricomparsa di Peppino Orlando. Lì per lì uno può pensare che la sua voce sia destinata a interrompere il silenzio, neanche imbarazzato, di una società opportunista o solo indifferente verso i rapporti col clero. Invece no, l’ex esponente dei camillini, poi passato al Pci e per anni responsabile culturale della federazione comunista, dopo essersi ritirato in disparte, ora ci annuncia che scende di nuovo in campo. E sapete dove? Farà una lista per sostenere il candidato sindaco di Berlusconi. Verrebbe proprio da dire: non c’è più religione. Neanche laica.
(Camillo Arcuri)