Ricerca – I precedenti politici della zanzara ogm
La vicenda delle zanzare biotech, raccontata nei giorni scorsi dai giornali come curiosità scientifica, merita più approfondita riflessione. La notizia, lanciata dall’Ansa il 19 marzo scorso, è questa: i due ricercatori Mario Marrelli e Marcelo Jacobs-Lorena, rispettivamente della statunitense Scuola di sanità pubblica Bloomberg e dell’Università John Hopkins di Baltimora, hanno presentato uno studio effettuato su un nuovo tipo di zanzara transgenica, selezionata in modo da non poter essere portatrice di malaria.
Secondo lo studio, la zanzara ogm antimalaria è molto resistente: messa in uno stesso ambiente con altre specie di zanzara finisce per prevalere su di esse e farle estinguere. I ricercatori vedono il risvolto positivo dell’esperimento: liberando le zanzare ogm “buone” in zone afflitte da malaria, le zanzare “cattive” verrebbero eliminate e la malattia sconfitta. C’è da chiedersi se però il ragionamento, apparentemente logico, funziona davvero. E torna subito alla mente un altro tipo di “zanzara buona” che alla fine si sta rivelando altrettanto nocivo di quello che ha contribuito a eliminare.
La stessa logica adottata dai due ricercatori era infatti alla base del programma con cui gli Stati Uniti addestrarono i mujaheddin per sconfiggere l’esercito sovietico in Afghanistan. I sovietici se ne andarono dall’Afghanistan e successivamente dalla Storia, lasciando campo libero ai talebani. Anche la malaria forse sarà effettivamente sconfitta. Ma sappiamo che cosa possiamo aspettarci per il futuro da una zanzara “talebana”, per di più molto resistente?
(Alberto Ghiara)