Grandes commis/2 – Il Terzo Valico mai finanziato
Ferrovie e Terzo Valico. Se mai si farà, ha detto Mario Moretti, dovrà essere a doppia galleria per ragioni di sicurezza e costerà, ai prezzi di oggi, più di 5 miliardi di euro (tanti quanto il ponte sullo Stretto).
Solo ironia per la protesta fuori programma dell’ex presidente della Regione Sandro Biasotti (“Quando ero presidente della Regione lei condivideva il piano finanziario del progetto, come mai ora non più?”): “Da ogni valutazione economica, risulta che l’opera si paga solo per il 10% e solo questo il gruppo FF.SS. poteva coprire…Il resto tocca alla mano pubblica, perché nessuna azienda può investire senza prospettiva di ritorno. Su questa base, 10% a carico delle FF.SS. e 90% a carico dello stato, il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha approvato il progetto” (Repubblica-Lavoro, 17 marzo 2007). Ma i soldi non c’erano. “Se qualche privato vuole finanziarlo, gestirlo e sfruttarlo da sé si faccia avanti – ha concluso Moretti – io glielo lascio. Per noi questo progetto non è remunerativo” (L’avvisatore marittimo, 17 marzo). Il senatore Luigi Grillo, “un sostenitore storico della alta velocità Genova-Milano, alterna sorpresa, costernazione e rabbia” (Gazzetta del lunedì, 19 marzo) giudica “veramente indecente” la posizione delle FF.SS. Grillo trascura il fatto inconfutabile che le Grandi Opere del governo Berlusconi, tra le quali si contava il Terzo Valico, non potevano e non dovevano essere approvate dal Cipe perché non c’erano i fondi.
Insomma, sul Terzo Valico, di cui si parla, grazie alle lobbies e a una stampa esclusivamente locale che se ne fa portavoce da più di un decennio, sembra sia calato il silenzio. Anche quello della Co.Fer.Ge.Mi., il consorzio di imprese che aveva recentemente presentato un miracoloso piano finanziario per fare ripartire il Terzo Valico, propagandato con lo slogan “lo Stato non ci metterà un euro” (Repubblica-Lavoro, 25 gennaio). In realtà, non era che un prestito a 40 anni, senza alcun rischio, garantito dallo Stato, a tassi superiori rispetto al mercato. Svelato il gioco, non si sono fatti più sentire.
(Oscar Itzcovich)
Un recente studio del certet dell’università bocconi conferma che almeno una parziale autonomia finanziaria dei porti porterebbe a finanziare con relativa facilità le opere infrastrutturali come il terzo valico, senza il ricorso a privati od altro. Probabilmente a Roma non hanno coscienza della ricchezza prodotta dai porti liguri e italiani.
Ne ho scritto qui in proposito:
http://zerodieci.wordpress.com/2007/03/19/lautonomia-dei-porti-liguri/