TAV a rischio/1 – E sul tunnel la politica non esce allo scoperto
Aspettando un’altra bufera. Quella sulla Tav. Per il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa la linea ad alta velocità Torino-Lione si farà (intervista di Lucia Annunziata, 19 febbraio 2007). Per Verdi e Comunisti Italiani la Tav non è una priorità dell’Unione. Il Prc dice sí all’Alta velocità ma non al megatunnel (Franco Giordano 25 febbraio). Insomma, grande confusione.
Il programma dell’Unione non accenna esplicitamente alla Tav, ma indica la necessità di “integrarsi con le grandi reti europee attraverso specifici interventi idonei a distinguere dove necessitino opere nuove oppure occorrano ristrutturazioni dell’esistente; valorizzare il coinvolgimento dei cittadini e delle istituzioni dei territori interessati dagli interventi di infrastrutturazione, in sede di valutazione della compatibilità ambientale delle opere e dell’impatto socio-economico sulle popolazioni; dare priorità alle direttrici già vicine alla saturazione” (p. 138). Tra i “dodici punti” del documento programmatico di Prodi, sottoscritto da tutte le forze politiche della maggioranza durante la recente crisi di governo, alla voce “Infrastruttura e Tav” c’è la “rapida attuazione del piano infrastrutturale e in particolare ai corridoi europei (compresa la Torino-Lione)”. Ma il tunnel della discordia, si ha o non si ha da fare? Su questo passo, non ci sono ancora interpreta zioni autentiche e quella politica per ora è latitante.
In Liguria la Tav si chiama Terzo valico, ovverossia una linea di 54 chilometri (39 in galleria) tra Genova e i pressi di Novi Ligure dove si dirama, da una parte, sulla Torino-Lione (Frejus) e sulla Novara-Domodossola (Sempione) e, dall’altra, sulla Tortona-Milano. Nove gallerie naturali (la più lunga di 27 chilometri) e cinque artificiali. La concessione, che per la realizzazione del Terzo valico era stata assegnata mediante trattativa privata senza alcuna copertura finanziaria dal governo Berlusconi, è stata poi revocata dal governo Prodi, cosa che comporterà certamente una ridefinizione della sua urgenza nella scala delle priorità delle “grandi opere”. Quale?
(Oscar Itzcovich)