TAV a rischio/2 – Si chiama Terzo valico ma si legge Sesto

Molti (non solo la solita “sinistra radicale”) ricordano che, per l’esattezza, il Terzo valico dovrebbe chiamarsi Sesto perché ci sono già cinque valichi ferroviari che attraversano l’Appennino: quello di S. Giuseppe di Cairo (Savona-Torino), la Voltri-Ovada-Alessandria, le due linee ferroviarie dei Giovi (Genova-Milano) e la Pontremolese (La Spezia-Parma). Il richiamo non sembra un mero puntiglio filologico. Dicono che prima di sobbarcarsi a un’impresa così costosa (oltre cinque miliardi di euro, tanti quanti quelli che erano necessari per il faraonico ponte sullo Stretto), altre dovrebbero essere le priorità.


Bisognerebbe partire dalla considerazione che i tre porti liguri (Genova, Savona e La Spezia) devono costituire un unico sistema portuale coordinato da un sistema logistico moderno ed efficiente. Questo sistema portuale deve essere collegato al resto del mondo con una estesa rete infrastrutturale, non mediante un unico e pertanto vulnerabile bi nario come il Terzo valico.
Di conseguenza, nel breve e medio periodo, sarebbe prioritario: 1) ammodernare e potenziare le cinque linee di valico esistenti in modo da reggere i previsti incrementi del traffico merci (“Oggi sulla linea Genova-Ovada ci sono interruzioni perché i locomotori, vetusti, si arrestano sui binari”, spiega l’assessore regionale ai Trasporti, Luigi Merlo, Corriere mercantile, 2 marzo 2007); 2) sistemare il cosiddetto “nodo di Genova” (modernizzazione della rete ferroviaria e autostradale urbana e portuale) con ovvi effetti positivi sul traffico di merci e sulla più che critica mobilità urbana e extra-urbana.
Secondo il presidente della Regione ed ex ministro dei Trasporti Claudio Burlando, “il nodo ferroviario è un’opera fondamentale per Genova e consentirà tra l’altro al ponente di avere una vera e propria metropolitana a cielo aperto… Senza il nodo e senza il completamento del raddoppio della Ventimiglia-Genova, il Terzo Valico non ha senso” (Corriere mercantile, 8 dicembre 2006). Ma pare una voce isolata. Per Stefano Zara, “il terzo valico è indispensabile per dare un futuro a questa città di macerie economiche” e per Marta Vincenzi, candidata a sindaco per l’Ulivo, “l’opera è fondamentale, siamo in ritardo di 50 anni rispetto al problema dei collegamenti e della logistica” (la Stampa, 3 febbraio 2007).
A poche settimane dalle elezioni amministrative, il centrosinistra appare in ordine sparso su un tema che – si dice – sarà al centro della campagna elettorale. Forse i nodi saranno sciolti quando il 16 marzo, presente Prodi, la questione del Terzo valico sarà posta all’ordine del giorno del convegno dedicato a “Gli stati generali della portualità ligure” che si terrà a Palazzo San Giorgio.
(Oscar Itzcovich)