Comune & C./2 – Ma chi controlla i controllori?

Chi sono i manager (ma non mancano i portaborse, i tirapiedi e i riciclati) chiamati a Genova a dirigere o partecipare al governo delle “partecipate”, a quali clan politici, partitici e d’affari appartengono?
Il Comune di Genova in 18 delle società che ha figliato provvede a 58 consiglieri su 103 (Secolo XIX, 9, 10, 14 febbraio ’07). Come? Pagando 350 mila euro l’anno alla voce presidenti, 900 mila amministratori delegati, 435 mila senza grado. Per un totale di un milione e 685.000 euro lordi (annualmente, ai singoli presidenti tra 10 e 80 mila euro, agli amministratori delegati tra 30 e 200 mila, ai consiglieri una media di 7.600 euro l’anno).


Ma non è solo un questione di quattrini, fa notare il Secolo XIX. “Non c’entrano i gettoni di presenza che pure in qualche caso sono consistenti e ingiustificati. Sedere al fianco di politici e professionisti ha consentito di avviare contatti, approfondire conoscenze, tessere una rete che fra istituzioni e attività private si è configurato come il nuovo establishment”. E’ di questo che sarebbe necessario sapere di più, perché, a scorrere gli elenchi, si scopre che “ad inseguirsi sono sempre gli stessi cognomi”.
Infine il controllo. E’ grazie ai suoi rappresentanti nei consigli delle “Partecipate” che il Comune si assicura una corrispondenza tra l’impiego delle risorse e le finalità concordate. Ma a chi spetta il controllo dell’operato dei rappresentanti? Ad esempio nel consiglio di amministrazione dell’AMI che risponde all’assessore al traffico, siede col ruolo di consigliere proprio l’assessore al traffico (Merella). Che dunque controllerebbe se stesso. E non sarebbe il solo caso. Conflitto di interessi? Merella, interpellato dal giornalista autore dell’inchiesta, l’ha escluso.
(Manlio Calegari)