Acciaierie – Quante nuvole sul futuro degli operai in affido
E’ un San Valentino quello che ci propongono i giornali sulla questione Cornigliano.
Siamo al 14 febbraio, festa degli innamorati, e su Repubblica-Il Lavoro e Corriere Mercantile appare la cronaca della giornata precedente in cui Burlando, Pericu, il presidente di circoscrizione Bernini e Grondona della Fiom hanno inaugurato l’Infopoint del quartiere per i progetti delle aree siderurgiche restituite alla città.
E’ un San Valentino perché “ospite a sorpresa” arriva Emilio Riva – con il figlio Daniele – per porgere parole di pace: “Riconosco che nel centro di Genova un altoforno e una cokeria, in questo momento non possono esistere. Scusate se qualche volta, anzi molte volte, abbiamo avuto degli scontri. Ma la mia intenzione era mantenere un posto di lavoro a chi lavorava qua”.
Si accenna a una “ritrovata armonia”, al fatto che Emilio ha sempre avuto come fine il bene dei suoi lavoratori, 26.000 ad oggi per tutto il gruppo, spinto dal desiderio di occuparsi di loro.
Repubblica – Il Lavoro del 17 febbraio, offre la cronaca di un altro incontro tra Riva, Pericu e Burlando, per prendere visione dei progetti in mano alla proprietà, a fare un giro nel cantiere acciaierie. Sulla stampa locale non ha rilievo la recente condanna in primo grado per violazione di norme antinquinamento riguardante il gruppo siderurgico a Taranto. (www.lanuovaecologia.it).
A questo punto, tra istituzioni e proprietà, se proprio di un matrimonio non si può ancora parlare, certo si ha la sensazione di avere a che fare con un Dico. Ma i due soggetti si conoscono davvero? Questi vent’anni di convivenza cosa hanno prodotto? Hanno prodotto un accordo nel quale – a fronte della chiusura dell’altoforno e di aree e banchine ai Riva – viene stabilito che i 650 dipendenti in cassa integrazione per il rifacimento degli impianti a freddo, torneranno stabilmente a lavorare a Cornigliano, a partire dall’agosto 2008. Emilio Riva conferma che comincerà a “riassorbirli” e che gli impianti rimessi a nuovo “saranno anche belli da vedere”.
Ma a che punto è il progetto? Perché Riva e Sindacati si sono incontrati in Confindustria per fare il punto della situazione nei primi giorni di febbraio? Chi ha vigilato sul trasferimento di gran parte degli uffici a Milano? La scuola siderurgica – che verrà inaugurata a marzo dal ministro del Lavoro Damiano – quanti impiegati potrà riassorbire? Ai timori di ricollocazione per gli impiegati, Riva ha risposto: “una soluzione comunque la troveremo, ci siamo presi degli impegni e li manteniamo”. Tuttavia perché le voci di una “stagnazione” nel rifacimento degli impianti si fanno sempre più insistenti?
La siderurgia è un’industria ciclica che tende al ribasso, ossia il valore della produzione è nella riduzione del costo del prodotto finale. E’ un fatto che l’incidenza della manodopera in Europa è mediamente superiore di circa 5-6 volte il valore riscontrabile nei paesi emergenti quali Brasile, India, Russia e soprattutto Cina. E’ preoccupante infatti constatare che nonostante i costi di trasporto elevati questa differenza è sufficiente a compensare i viaggi transcontinentali garantendo un vantaggio concorrenziale agli importatori. A Genova è previsto un potenziamento di 470.000 tonn. anno alla massima velocità di produzione, che è un po’ come dire che un’auto che fa i 200 km/ora potrebbe arrivare a Milano in 45′, non ci sono mai le condizioni ideali, ed in ogni caso il dato appare molto lontano dai 4.000.000 di tonn. esposti da Riva.
A questo punto è lecito chiedersi se le istituzioni abbiano esperti di settore in grado di valutare realisticamente quanto Riva sta progettando per il futuro dell’Ilva e dei suoi 650 dipendenti dati in affido agli enti locali.
(Giulia Parodi)