Incomprensioni – L’ermetismo di Burlando favorisce la sordità
“Spiegherò a Prodi che deve cominciare a occuparsi di più del Nord Ovest dove ci sono territori che stanno diventando decisivi per il paese”. Sono più o meno le parole pronunciate da Burlando alla vigilia delle primarie (Repubblica, 31 gennaio 2007). L’ora del Nord Ovest è arrivata, dice Burlando, mentre noi stiamo qui ad attardarci in beghe da paese. La “opinione pubblica” e molti dei protagonisti della politica locale, vittime del loro stesso municipalismo, trattano ad esempio Erzelli o Iit come questioni locali senza coglierne la capacità di indurre ulteriori dinamiche. E di esempi, aggiunge Burlando, se ne potrebbero fare altri. Esempi di una pericolosa miopia che oggi impedisce di vedere come “per Genova e la Liguria questo è un momento molto simile al ’90-’92 quando l’opinione pubblica, la stampa, non capivano cosa stava accadendo e le Colombiane si risolsero in una riprovazione”.
Facciamo che Burlando abbia ragione: i politici locali non sono all’altezza, l’opinione pubblica stenta a pensare in grande incapace di apprezzare le occasioni che starebbero per presentarsi. E facciamo anche finta di non ricordare come i mitici anni ’90-’92 e dintorni da lui citati (Giunta Merlo 2 agosto 1990 – 3 dicembre 1992 con vicesindaco Claudio Burlando e Giunta Burlando, 3 dicembre 1992 – 19 maggio 1993) siano stati anni di gravi scandali. Da qui venne la “riprovazione” giudiziaria che portò allo scioglimento del Consiglio comunale e alla nomina di un commissario prefettizio, dal 27 maggio 1993 al 5 dicembre 1993, fino a quando, dopo nuove elezioni, fu eletto sindaco Sansa (1993-1997).
Lasciamo dunque perdere il riferimento -infelice!- e restiamo ai fatti così come li pone Burlando. L’opinione pubblica, intesa come stampa, non capisce come la ruota stia girando. Anche gli “attori” non capiscono o non sono all’altezza. Ma chi saranno gli “attori”? Gli industriali? I finanzieri? Le banche? E che cosa, con precisione, non capiscono?
Forse per avere una opinione pubblica all’altezza dei tempi anche la politica, in primis il presidente della Regione, dovrebbe fare la sua parte. Per esempio dire a quali progetti sta lavorando, con quali interlocutori e quali obiettivi. Burlando invece ha detto, in più occasioni, che la politica non si fa rivelando i giochi ma tessendo in silenzio. Orgoglioso del suo modo d’essere genovese, sobrio, poco amante della vetrina, Burlando ha condotto tutta la sua campagna elettorale a partire dall’estate 2004 fino alla elezione nel 2005 con grandi manifesti in cui compariva al centro di operai, olivicoltori, medici, insegnanti, sportivi ecc. Nessuna foto invece insieme a costruttori di porticcioli, cementificatori, impresari, armatori, broker, petrolieri. Come a voler significare che non era da costoro che aspettava d’essere eletto ma dai primi.
E poi cosa è successo? I giornali “non capiscono”; l’opinione pubblica “non è all’altezza” delle sfide…
Forse per Burlando e C. è arrivato il momento di lasciare le rimostranze e parlare chiaramente.
(Manlio Calegari)