Urbanistica – I tesori dell’Unesco e quelli di oggi

I quotidiani non solo locali (anche Il Sole 24 ore, sia pure con una pagina pubblicitaria) ci hanno dato dentro a manetta: “I Rolli” tra i tesori dell’Unesco, più la visita di un ministro e una lavata straordinaria a un po’ di vie del centro. I 42 edifici genovesi iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale ci riempiono di legittimo orgoglio: in fondo siamo genovesi, no? E questo arriva mentre la città – spiega un interessante dossier di Repubblica (21 gennaio 2007) – “torna a crescere”.


Ecco una buona ragione per compiacersi non solo di cose prodotte da società tramontate, come le vie e i palazzi santificati dall’Unesco, ma anche di quelle di oggi. Quali? Beh, Renzo Piano… E poi? Poi Renzo Piano. Quello dell’Affresco di cui Batini dice (C. Maltese su Repubblica del 20 gennaio 2007) che “a Genova non l’hanno buttato via solo perché era gratis”. In compenso gli hanno scempiato con due stupide aggiunte la tensostruttura vicina al bigo, in porto.
E poi? E poi basta. E questa è la prova che i nostri politici sono persone colme di modestia anche se non sono del tutto ingenui. Loro sanno che le bellezze della città sono i manufatti di pregio, ville, giardini e palazzi, sculture tirati su un po’ di secoli fa. E stanno ben attenti a non segnalare alla pubblica ammirazione qualcuna delle opere da loro promosse. Ancorché vistose al punto di modificare la stessa immagine della città di cui amano considerarsi cultori.
Non una parola, dunque, sul posteggio di San Nicola, alle spalle dell’Albergo, non un fiato su quello di ponte Caffaro. E della scalinata mandata in rovina dagli scavi per il park di villa Gruber? Ma che scherziamo? E della salita della Misericordia chiusa da oltre 10 anni in attesa di essere integrata nel sistema park di Acquasola? Basta, d’accordo. Fermiamoci al XVIII secolo. Per carità di patria.
(Manlio Calegari)