Letture estive. La fabbrica del ghiaccio sotto il Carlo Felice
Leggo sul “Secolo XIX” del 16-7-04 a pag. 16 l’articolo “Tutta Genova sul piccolo schermo”. Vado a vedere il video preparato dalla RAI in omaggio all’attuale Capitale europea della Cultura.
Vedo pezzi di realtà del passato sfilare in TV (ora posti nell’archivio di RaiTeche) che hanno per oggetto Genova o personaggi di Genova. C’é solo una selezione di cose buone. Mancano quelle cattive.
Mancano per esempio tutte le notizie sulle azioni compiute a Genova dalle Brigate rosse, che avevano nella nostra città una delle prime (e più attive) colonne. Pur non condividendo in alcun modo l’azione delle BR, io non avrei omesso di citare queste ferite della città e della società che ci vive. Non credo che si possa ignorare il contributo dato dal brigatismo per capire la realtà in cui siamo caduti.
Leggo sulla “Stampa” del 30-7-04, a pag. 16, l’articolo “Musica per tutta la notte”, dove si parla di una festa organizzata dal Comune per celebrare l’apertura di un nuovo museo. Leggo questo articolo sotto ai portici di Via Venti, accanto alla libreria Feltrinelli, dove da due anni c’é “Il chiosco di Anna”, un relitto della cultura (vendeva libri a metà prezzo, edizioni introvabili, stampa alternativa e prendeva anche gli annunci per “Le Cose”, poi surclassato da “Secondamano”) e mi chiedo: possibile che non ci sia stato il modo, per la Capitale della Cultura, di riabilitare questo ricciolo della cultura che è posto proprio nel cuore pulsante della città?
Più di dieci anni fa ebbi il privilegio, offertomi dal costruttore Tommaso Valle, di visitare il cantiere del Teatro Carlo Felice (ormai quasi ultimato). Lui mi guidava con orgoglio per i meandri del sottosuolo, per reazione indispettita a un mio insignificante saggio sui mostri edilizi nei quali era finito un suo fabbricato sulle alture di Pra. Potei così vedere una meraviglia della tecnica di climatizzazione: la fabbrica del ghiaccio su cui scivola lentamente l’aria destinata a rinfrescare, senza rumore, l’ambiente del teatro. A Edimburgo avrebbero già utilizzato il sottopasso che è nei pressi per consentire in tutta sicurezza a un pubblico pagante la visita dell’impianto (con relativa gratificante frescura). A Genova uno degli accessi al sottopasso è stato “tombato”.
(Rinaldo Lucardini)