Democrazia/1 – Verso primarie vere o finte?
Presto si saprà il nome del candidato DS alle primarie del prossimo febbraio. Il complicato percorso seguito dalla locale dirigenza dei DS si riprometteva, sin dall’inizio, di incoronare il candidato meno popolare (per capirci: quello dato perdente in primarie aperte). Ma, come nella più classica delle pièce guareschiane, è risuonato un perentorio “contrordine, compagni!”. E’ entrato inopinatamente in campo il fattore “F” (Fassino), o “G” (governo). Il centrosinistra in difficoltà, il governo con una maggioranza risicata impongono che alle prossime amministrative il risultato genovese sia convincente; o almeno buono.
Alla fine un risultato che poteva essere tranquillamente ottenuto seguendo la via maestra di primarie aperte (sia alle diverse candidature, sia a tutti gli elettori), è stato raggiunto con mille convulsioni, maldipancia e soprattutto una grave (seria?) spaccatura nei DS e nell’Ulivo: con la nascita di una seconda associazione per il Partito Democratico.
Pericu, alla testa dell’Associazione per il Partito Democratico, aveva reso pubblico un decalogo delle primarie. Uno dei punti più importanti era che nessun candidato alle primarie sarebbe dovuto essere collegato univocamente a un partito. Neppure a lui è andata bene: sarà un candidato di partito (del suo partito) e, per di più, candidato che invoca discontinuità rispetto alla sua gestione.
Al convegno dello Starhotel della sua associazione per il Partito democratico Pericu, in relazione alla scelta del futuro sindaco, ha dichiarato. “Non mi è piaciuto per nulla il metodo scelto, al di là dei due candidabili sul campo. Perché non c’è stata democrazia in questa scelta e così si rischia di assistere a una deriva populista nei processi decisionali, come da tempo è già accaduta nel centrodestra” (Secolo XIX, 16 dicembre 2006). E se lo dice lui.
(Pino Cosentino)