L’ingorgo: l’Ufficio cartelle esattoriali e la stampante multifunzione
Ufficio delle Cartelle Esattoriali del Comune di Genova a San Benigno. La ricchezza dell’aspetto esteriore del “Matitone” cozza un pò con la povertà degli interni, abbandonati alle pulizie in outsourcing. Coda già alle 8 del mattino. Dopo più di un’ora di attesa entro e scopro che ci sono quattro impiegati per una coda di circa venti persone, mi faccio rapidamente i conti, diciamo cinque minuti per pratica, sono 12 pratiche all’ora, 48 per i quattro impiegati. Ma non è così. Perché?
Viene il mio turno e chiedo la stampa della cartella per controllarne i dati. La stampa non arriva. L’impiegato chiede a un collega in piedi che sta ricevendo un fax se la stampa è uscita. Ecco il motivo della coda, la stampante multifunzione: quattro impiegati, un solo apparecchio in rete che fa da fax, fotocopiatrice e stampante. Va bene nelle case e negli uffici dove si riceve un fax al giorno, ma qui siamo in un ufficio pubblico, se si guastasse una sola rotella di questo singolo apparecchio si fermerebbe tutto. L’impiegato spazientito borbotta al collega: ”così non si può lavorare, se continuano ad arrivare così tanti fax stacco il cavo del telefono”. Arriva la stampa, a 10 minuti dal mio ingresso e i conti della coda finalmente quadrano. Nel frattempo ho chiesto al funzionario di mostrarmi dove sta la data del documento, il cosiddetto “avviso bonario” del comune, qualcuno lo ha definito invece come “avviso mafioso”. C’è proprio scritto “occorre pagare entro 3 0 giorni dalla data stampata sul retro del presente avviso”. Ma la data non c’è. Non c’è nella busta, nella lettera e nemmeno nel secondo foglio con il bollettino: il Postel non la appone. Un documento senza tempo, per pagare una multa senza dati per la quale occorre perdere due ore per saperne qualcosa, in un ufficio dove un dirigente senza testa ha messo una stampante multifunzione che raddoppia, quando va bene, i tempi della coda. In più hanno proprio ragione, ad aprile 2005 non ho comunicato il nome per una violazione del Codice della strada: chi mi conosce sa che per me era un periodaccio e il foglio è rimasto in un classificatore dell’ufficio. Da 350 euro la somma è lievitata a oltre 700 in tre anni, compaiono sovrattasse che sono poi interessi usurai con la mascherina nera dei Bassotti. Costa quasi quanto il volo Malpensa – Cartagena de Indias, diretto, andata e ritorno: mi prudono le mani come al buon Terence Hill.
Nel foglio che mandano parlano anche di richieste di informazioni via telefono (provate per credere, sempre occupato) e anche email, ma mi dicono che rispondere così è farraginoso, che perdono più tempo (loro, non noi), che è meglio andare allo sportello, sempre che non finisca il toner alla multifunzione… A me esplode invece l’idea della email certificata delle poste: farò la grande prova, la email certificata ha valore legale, sarà divertente vedere come risponderà un ufficio pubblico alle sue stessi leggi: chi viene con me?
(Stefano De Pietro)