Inchieste – Gli enti scommettono, le banche incassano
“Il banco vince sempre”, l’inchiesta di Report trasmessa su Raitre il 14 ottobre, ha spinto molti a scrivere lettere al Secolo XIX: “Ho appreso con sgomento, da una delle poche trasmissioni televisive serie per le quali vale la pena pagare il canone Rai, ovvero Report, che i nostri enti locali stipulano contratti di finanziamento con banche italiane e internazionali che causano a noi tutti perdite di centinaia di milioni di euro”. “Ho seguito la trasmissione Report sul problema delle operazioni note come “swap”, della famiglia dei cosiddetti derivati”. “Dalla trasmissione Report sui derivati abbiamo saputo che il presidente della Regione Claudio Burlando… non intende far sapere ai cittadini quali contratti bidone abbia sottoscritto la Regione Liguria”.
Sul tema, sui contratti stipulati dagli enti locali con banche italiane e internazionali, Il Secolo XIX (ma non Republica-Lavoro, stranamente silenzioso) si era molto impegnato. Il punto di partenza è stata un’inchiesta di Claudio Gatti (Il Sole 24 Ore, 6 aprile), subito ripresa dal Secolo XIX: un ex impiegato della banca giapponese Nomura a Londra aveva denunciato che un prestito obbligazionario della Regione Liguria di 320 milioni di euro, contratto nel 2006, “avrebbe procurato alla banca profitti irragionevoli”. Circa venti milioni di euro, quando normalmente non dovrebbe superare i cinque (Secolo XIX, 6 aprile).
Cinque mesi dopo, Il Sole 24 Ore allarga e approfondisce l’inchiesta a tutta l’Italia (“Enti locali, un macigno chiamato derivati”). “Le cifre sono da capogiro”: l’ammontare complessivo del capitale impegnato nel 2006 dagli enti pubblici ammonta a 10,5 miliardi di euro. Si tratta di operazioni che già erano state segnalate con preoccupazione dalla Corte dei conti perché queste “esposizioni finanziarie possono diventare progressivamente insostenibili”. Con le restrizioni imposte sulla spesa, “per gli amministratori il vantaggio più immediato è quello di fare cassa e di spalmare il debito su periodi più lunghi del ciclo politico. Ciò rappresenta “un’accumulazione di debito che peserà sulle generazioni future” (7 settembre).
Ce n’è abbastanza, ma l’aspetto più inquietante è che quasi nessun ente locale vuole mostrare i contratti stipulati con le banche. In un’intervista, il governatore Burlando dichiarava che “qui occorre andare secondo le regole”. Ma non si riferiva alle regole che tutelano il diritto dei cittadini di sapere e di pretendere trasparenza ma a quelle contenute nei contratti, che la Regione non può rivelare “senza l’accordo dell’altro contraente”. “Noi non abbiamo nulla da nascondere”, affermava Burlando (Il Sole 24 Ore, 15 settembre). A un mese di distanza, mentre continua il silenzio della banca, pretestuosamente motivato dalla causa col suo ex dipendente (peraltro conclusa), la Regione torna alla carica solo perché si trova “al centro di una campagna mediatica”. Non è quel che si dice una nobile ragione, ma sollecita Nomura a rendere pubblici i contratti (Secolo XIX, 23 ottobre). Inevitabile la domanda: la banca ha qualcosa da nascondere?
Sembra che anche il Comune di Genova abbia stipulato contratti di finanza derivata soggetti a rischi molto elevati con banche di affari internazionali. L’opposizione (ignara sino ad oggi?) ha chiesto (Secolo XIX, 23 ottobre) che vengano chiariti i termini dell’operazione.
(Oscar Itzcovich)